La Programmazione Neuro Linguistica Terapeutica (PNL-t) nasce come metodologia di ricerca tesa a superare i confini di un’unica scuola e di un’unica prospettiva, caratterizzandosi per una apertura verso teorie e tecniche diverse; in particolare verso quelle della Gestalt-terapia, della terapia sistemica, della terapia cognitivo-comportamentale, della terapia strategica Ericksoniana, della scuola di Palo Alto e del sistema mente-corpo.
Tale integrazione, spinta dal desiderio di guardare oltre i confini delle diverse correnti di pensiero psicoterapeutico, mira a costruire una teoria del Campo Unificato (R. DILTS) che permetta di capire e di impostare, attraverso un rapporto empatico positivo, il cambiamento per raggiungere uno stato di benessere del paziente, coinvolgendo comportamenti ed emozioni.
Il valore aggiunto è dato da numerosissime tecniche e strategie, applicate con successo da tutti quei terapeuti che le utilizzano da oltre 30 anni, bagaglio indispensabile che dovrebbero essere nel “Yes-set” di ogni Medico e Psicoterapeuta.
Indirizzo Scientifico Culturale
Sul piano culturale il Modello della Programmazione Neuro Linguistica Terapeutica, si collega alla ricerca sui momenti unificanti del sapere psicoterapeutico.
Assumendo come base i costrutti della Gestalt Terapia (Perls), della Terapia Sistemico-comportamentale (Satir), della Terapia strategica (Erickson, Haley, Watzlawick et al.), dell’Analisi Transazionale (Berne) e del sistema mente-corpo (E.Rossi, Feldenkrais, et al.), il Modello PNL-t persegue:
- l’integrazione teorica;
- la ricerca di fattori comuni;
- la terapia multimodale.
Muovendo dal criterio che la teoria, la ricerca e la pratica in psicoterapia siano aspetti inseparabili di un unico processo, il Modello PNL-t prevede che la formazione di psicoterapeuti sia caratterizzata dalla plasticità nella individuazione dei campi applicativi entro i quali le conoscenze psicoterapeutiche possano esplicitarsi ed evolversi.
L’obiettivo è quello di una migliore coniugazione dell’esperienza psicoterapeutica con quella di ricerca, a vantaggio di una pratica clinica che, attraverso dati provenienti dalla ricerca empirica, possa acquisire informazioni per una migliore comprensione e risoluzione del disagio psicologico.
La PNLt rappresenta quindi un aspetto dell’integrazione psicoterapeutico che si è venuta concretizzando verso l’inizio degli anni ’70 ad opera di Richard Bandler e John Grinder, in seguito all’esigenza di coordinare i diversi approcci costituiscano ognuno un sistema chiuso che ne escluda altri possibili.
Tale integrazione, spinta dal desiderio di guardare oltre i confini delle diverse correnti di pensiero psicoterpeutico, persegue anche il fine di individuare, attraverso il loro confronto, alcuni degli elementi fondanti della psicoterapia.
Vale a dire cosa distingua l’atto terapeutico dagli altri tipi di atti terapeutici, tra i quali ad esempio quello medico.
I riferimenti psicoterapeutici di cui sopra sono in linea con le istanze del dettato legislativo riguardo la lettura dell’art. 3 della legge 56/89 a opera della Commissione Ministeriale Ruberto Bertini, nella quale si afferma che: “potranno essere riconosciute dallo Stato soltanto quelle Scuole di Specializzazione che assicurino ai propri allievi l’apprendimento di una ampia parte di psicologia generale, di psicologia dello sviluppo, di psicopatologia e diagnostica clinica, nonché la presentazione e la discussione critica dei principali indirizzi psicoterapeutici.”
Il modello PNL-t ha 3 elementi caratterizzanti:
- la definizione di obiettivi comportamentali desiderabili ai quali orientare la trasformazione dei comportamenti anomali o disadattivi, verso risultati di “eccellenza possibile”;
- il modellamento del comportamento del paziente, volto a esplicitare e rendere consci i meccanismi automatici soggiacenti, sia interpersonali che intrapersonali, in inscindibile relazione col percorso terapeutico di “soluzione del problema”;
- l’individuazione dei pattern della comunicazione verbale e non verbale che definiscono (e influenzano) la “mappa del mondo” del paziente, e dei processi neurali che li traducono in comportamenti ed emozioni. Questa conoscenza può essere un potente strumento terapeutico e produrre una “trasformazione” della mappa rappresentazionale stessa, e quindi una risoluzione funzionale o adattiva del disagio psichico.
Metodologia
La PNL-t, nata con l’intento di comprendere e utilizzare risorse provenienti da vari modelli, si sviluppo attraverso lo studio e la selezione critica di tali modelli e risorse, pervenendo così a un sistema psicoterapeutico che, oltre a porre l’essere umano al centro di un sistema omeostatico, connette gli elementi di tipo emotivo, cognitivo, comportamentale e biologico.
Da cui discende che:
- Elementi cognitivi, affettivi, comportamentali e di natura biologica costituiscono per ogni essere umano livello diversi di uno stesso sistema;
- il cambiamento richiesto di uno dei livelli implica cambiamenti negli altri elementi del sistema;
- detto sistema omeostatico corrisponde a quello tradizionalmente considerato come psico – biologico.
Emerge così l’importanza della relazione terapeutica, ovvero della qualità di ciò che accade tra paziente e terapeuta ai vari livelli emotivo, cognitivo, comportamentale, che è conditio sine qua non del verificarsi del cambiamento auspicabile.
Si sottolinea come il processo psicoterapeutico possa intendersi, fin dal primo momento, anche come processo diagnostico, in quanto intervento strutturale su un “problema” visto come una caratteristica “disfuzionale” del paziente.
Tale processo:
- permette al paziente di impegnarsi in nuove esperienze;
- permette al paziente l’acquisizione di nuovi e quindi la formazione di “neo-strutture cognitivo-comportamentali” quali esperienze emozionali correttive.
L’obiettivo di una scuola di specializzazione in psicoterapia PNL-t è quello di ribadirne l’ufficialità nell’applicazione al suo più alto livello, che è quello psicoterapeutico e scopo per il quale nacque ed è attualmente riconosciuta come Psicoterapia in Europa dalla EAP (European Association of Psychotherapy).
L'ipnoterapia di Milton Erickson
Milton Erickson (1901-1980), riconosciuto come uno dei più autorevoli innovatori nell’uso della tecnica ipnotica, fornì le tecniche e le teorie su cui tutt’oggi si basa l’ipnoterapia moderna.
Erickson concepiva l’inconscio del paziente come ricco di risorse fondamentali alla guarigione che il paziente era ignaro di possedere, e individuava in tutti i soggetti capacità auto curative scaturite dalle esperienze passate del paziente a cui il terapeuta doveva risalire.
Con il suo contributo l’ipnoterapia assume caratteristiche di flessibilità e informalità, poiché ogni fase del processo è adattabile grazie alla fantasia, all’intuizione e all’abilità del terapeuta nell’escogitare sempre nuove situazioni che facilitino la guarigione del paziente fornendo suggestioni al suo inconscio.
L’ipnosi ericksoniana può essere vista forse come “l’ultima generazione” dell’ipnosi e considerata uno dei suoi sviluppi più recenti.
Viene definita indiretta proprio perché utilizza maggiormente la mediazione del linguaggio.